domenica 21 ottobre 2012

M. Scott Peck


M. Scott Peck



Ideatore del Community Building e fondatore della F.C.E (fondazione per l’incoraggiamento della comunità). Psichiatra e psicoterapeuta di fama internazionale, insignito di vari riconoscimenti per la sua attività di pacifista. Autore di numerosi saggi che hanno appassionato miglioni di lettori in tutto il mondo; tra i più significativi ricordiamo Voglia di bene, best seller pubblicato negli anni ‘70) e Vivere di pace in cui tratta specificamente il tema della comunità e del community building (entrambi editi da Frassinelli).


Alcuni passi ci ricordano il suo pensiero:

Nelle vere comunità in cui ho partecipato saranno state prese più di un migliaio di decisioni di gruppo, eppure non ho mai assistito a una votazione. Non intendo con ciò dire che si possa o si debba smontare l’impianto democratico, né che vada abolita l’organizzazione. Intendo soltanto che una comunità trascendendo le differenze individuali va normalmente al di là della democrazia.
Esiste un’unica parola per definire questo processo di trascendimento: ‘consenso’. In una vera comunità si arriva alle decisioni soltanto attraverso il consenso, mediante un processo che non è molto diverso da quello che ha luogo in una giuria cui è ufficialmente richiesto di decidere all’unanimità. E tuttavia come è mai possibile che un gruppo in cui è incoraggiata l’individualità, in cui fioriscono le differenze individuali, possa arrivare al consenso?
Anche se sviluppassimo un linguaggio più ricco per descrivere i meccanismi di una comunità, dubito che troveremo mai una formula per definire il processo da cui scaturisce il consenso.
Questo processo è di per sè un’avventura in cui è intrinseco qualcosa di mistico, quasi di magico.”
(Vivere di pace, pag.55)



...La resa emozionale di un gruppo, può essere, proprio come la morte fisica di alcuni individui, rapida e serena o protrarsi in una lunga agonia. Tuttavia, improvvisamente o per gradi, tutti i gruppi a cui ho partecipato sono riusciti alla fine a completare, a portare a termine questa morte. Tutti hanno dovuto attraversare il vuoto, il tempo del sacrificio, per raggiungere la comunità, lanciando uno splendido messaggio allo spirito umano.
Questo messaggio ci dice che nelle giuste circostanze e grazie alla conoscenza di regole precise, a livello simbolico, ma non meno reale, noi essere umani siamo capaci di morire gli uni per gli altri.
( idem pag.97)


... Paradossalmente, quindi, un gruppo di persone acquista la capacita di curare e convertire soltanto quando i suoi membri hanno imparato a smettere di cercare di curare e convertire.
Una comunità è un luogo sicuro proprio perché nessuno tenta di curare o convertire gli altri, di metterli a posto, di cambiarli. Al contrario, i suoi membri si accettano per quello che sono. Ciascuno è libero di essere se stesso e grazie a questa libertà può abbandonare le proprie difese, la propria maschera, i propri travestimenti. In questo modo ciascuno è libero di cercare il proprio equilibrio psicologico e spirituale, libero di realizzare se stesso in tutta la propria interezza e santità.
(pag.60-61)

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